Per l’uomo della
Jahiliyyah la vita terrena non è altro che una marcia verso il
nulla a cui viene condotto dalla tirannia stessa del tempo. Per gli
arabi dell’epoca pre-islamica la finitezza che si esprimeva
nell’esistenza radicata nel tempo e strutturata secondo la
temporalità era una condanna a cui era impossibile sfuggire.
La natura stessa dell’uomo era strutturata in modo da subire questa
condanna ontologica inesorabile. Al tempo e alla sua tirannia
distruttiva non vi era possibilità alcuna di scampo.
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