Ogni Hadīth è
costituito da due parti: l’Isnād (la catena dei
trasmettitori) e il Matn (il testo). Ognuna di queste due
parti è ugualmente importante per gli studiosi degli Hadīth,
perché il secondo, in quanto documento dei detti o delle
azioni del Profeta, costituisce la base dei rituali e della legge
islamica, mentre il primo fornisce al secondo le sue credenziali. Gli
studiosi, comunque, si occupano sia delle tradizioni con una sola
Isnād ma testi differenti, sia delle tradizioni con un solo
testo ma diverse Isnād, perché uno studio critico
delle tradizioni si compone di due fasi: l’esame dell’ Isnād
e quello del Matn. Al fine di controllare l’affidabilità
di un Isnād è necessario conoscere la vita, la
carriera e il carattere delle persone che costituiscono i diversi
anelli della catena dei trasmettitori. Invece, per comprendere
l’esatto significato del testo e per controllarne la genuinità,
è necessario conoscere il significato delle diverse
espressioni usate, perché alcune sono rare e al di fuori
dell’uso comune. È, inoltre, importante scoprire la
relazione di ogni singolo Matn con il testo di altre
Tradizioni, che possono supportarle o contraddirle. Una delle più
importanti e ricche letterature, che si sono originate in connessione
con l’ Isnād, è quella relativa alla biografia dei
narratori delle tradizioni, comunemente conosciuto come Asmā'
al-Rijāl, in cui sono inclusi tutti i diversi lavori che
trattano di cronologia, biografia e critica dei narratori delle
Tradizioni, ossia ogni aspetto delle loro vite che potrebbe essere di
grande aiuto nel determinare la loro identità, veridicità
ed affidabilità.
La cronologia:
La questione relativa alla cronologia è sorta tra i musulmani
nel primo periodo della storia dell’Islam, anche se vi sono
differenti opinioni relativamente al tempo in cui fu usato per la
prima volta il metodo cronologico nella registrazione degli
avvenimenti. Secondo alcune autorità, le date vennero
introdotte dalla corrispondenza ufficiale del Profeta nel quinto anno
dopo l’Egira, quando venne concluso un patto tra lui e i cristiani
di Najrān. Però, è opinione comune che un sistema di
datazione esatto venne utilizzato in maniera permanente da Umar ibn
al-Khattab nel sedicesimo o diciassettesimo anno dopo l’Egira.
L’utilizzo di un metodo cronologico assunse una grande importanza,
perché era necessario per la spiegazione dei versetti storici
del Corano e della determinazione della data della rivelazione dei
versetti legali al fine di determinare quale poteva essere stato
abrogato e quale, invece, manteneva ancora tutta la sua autorità.
I musulmani nella loro cronologia seguivano il calendario lunare,
che era stato adottato dagli Arabi prima dell’avvento dell’Islam.
Originariamente però, almeno gli abitanti della Mecca
seguivano il calendario solare.
La biografia:
La composizione dei lavori biografici in un perfetto ordine
cronologico degli eventi, comunque, fu iniziato dai musulmani prima
della fine del primo secolo dell’Egira. Horovitz ha dimostrato che
Ābān (tra 86 e 105 A.H.), il figlio del Califfo ‘Uthmān; ‘Urwah
ibn al-Zubayr (26-94 A.H./ 646-712 A.D.), Shurayh ( che si dice sia
nato nel 20 A.H. e che sia morto a cento anni) avevano messo insieme
un materiale piuttosto ampio relativo alla biografia del Profeta.
Subito dopo di loro Wahb scrisse un libro sul Maghāzi, un
frammento del quale è conservato in Germania ad Heidelberg.
Wahb venne seguito da molti dei biografi del Profeta durante il
secondo e il terzo secolo e i frammenti e i testi di queste biografie
rivelano un uso da parte dei loro autori del sistema cronologico.
La critica dei
narratori: Sembra che una stima critica dell’affidabilità
dei narratori, basata sulla loro vita e il loro carattere, per
determinare la veridicità dei loro racconti, sia iniziata
molto prima del periodo in cui gli Isnād divennero lunghi
abbastanza da ammettere l’uso del sistema cronologico. Ibn ‘Adī
(d. 365 A.H./ 975 A.D.) nell’introduzione del suo libro, intitolato
Kāmil, ha disegnato un quadro generale dello sviluppo della
critica dei narratori dall’ inizio fino al suo tempo, affermando
che i narratori vennero sottoposti a critica da ‘Abdullāh ibn
‘Abbās, ‘Ubādah ibn al-Sāmit and Anas tra i Compagni, e da
al-Sha’bī, Ibn Sīrīn and Sa'īd ibn al-Musaiyib tra la prima
generazione dei credenti. Non divenne però prassi comune fino
alla generazione successiva, perché la maggior parte dei
narratori erano risultati affidabili. Nella generazione successiva
però, quando aumentarono i narratori di dubbia affidabilità,
la loro critica assunse una grande importanza. Cronologia, biografia
e criticismo, utilizzati dai musulmani nel primo periodo della storia
dell’Islam, vennero applicati anche all’ Isnād al fine di
controllare la loro genuinità e determinare l’affidabilità
dei narratori.
Prima della fine del
secondo secolo, i tradizionalisti, comunque, avendo compreso
l’importanza della cronologia, della biografia e della critica,
hanno compilato lavori indipendenti occupandosi dei narratori delle
tradizioni in ordine cronologico. Anche se è difficile
determinare l’inizio della compilazione dei lavori sull’ Asmā'
al-Rijāl, tuttavia possiamo provare ad ipotizzare una
cronologia, basandoci sul fatto che Ibn Nadīm ha menzionato un testo
come il Kitāb al-Tā' rīkh nel suo Fihrist,
nell’ambito del discorso relativo ai lavori dei giuristi e dei
narratori di Hadīth. Uno di questi libri venne scritto dal
grande studioso di Hadīth ‘Abdullāh ibn al-Mubārak e
l’altro da Layth ibn Sa’d, un importante studioso della scuola
Mālikī. Tutti gli scritti sul soggetto esaminato però sono
andati perduti ed è impossibile determinare il loro piano
generale e la natura del loro contenuto. Però dai lavori più
tardi, che sono basati proprio sulle opere perdute, e dalla tendenza
generale degli studiosi del tempo, possiamo dedurre che il loro
contenuto prevalentemente consisteva di: 1) una breve descrizione
delle genealogie e delle date di nascita e morte, 2) alcuni dati
biografici riguardo i narratori, 3) una breve critica della loro
affidabilità, accompagnata dall’opinione delle autorità
in materia.
La compilazione delle
biografie dei tradizionalisti, iniziate nel secondo secolo
dell’Egira, venne continuato con zelo e vigore nei secoli
successivi. Nel terzo secolo non solo gli specialisti, ma anche quasi
ogni serio studioso degli Hadīth ha compilato insieme ai
diversi testi delle Tradizioni, anche alcune biografie dei narratori.
Nel quarto e nei secoli successivi, la compilazione delle biografie
divenne la moda del tempo nei vari territori islamici: l’Arabia, la
Siria, la Mesopotamia, la Persia, L’Egitto, l’Africa e la Spagna
e l’India produssero numerose biografie.
I lavori
sull’Asmā’al-Rijāl possono essere distinti in due
gruppi: 1) i lavori generali 2) i lavori specialistici.
Lavori generali:
I lavori generali sono quelli che contengono le biografie di tutti i
narratori o almeno dei più importanti tra di loro, conosciuti
dai loro compilatori. A questa classe appartengono la maggior parte
delle opere dedicate al soggetto.
Consideriamo appartenenti
a questa categoria:
- Il Tabaqāt di Muhammad ibn Sa’d.
- Le Storie di Bukhari.
- La Storia di Ahmad ibn Abī Khaythamah.
Ibn Sa’d, studioso
di ampia cultura, possedeva anche molti libri, la cui collezione era
divenuta una moda tra i musulmani. Ibn Sa’d fece ampio uso della
sua vasta e fornita biblioteca nei suoi lavori, due dei quali- il
Tabaqāt e il Kitāb Akhbār al-Nabī- sono stati
menzionati da Ibn Nadīm e il terzo, una piccola edizione del
Tabaqāt, è menzionata da al-Nawawī e altri. Ibn Sa’d
ha mostrato nel suo lavoro imparzialità ed onestà,
obbiettività e originalità. La sua imparzialità
e onestà sono state generalmente riconosciute perché
nei suoi articoli non permette che prevalga sull’obiettività
un pregiudizio a favore di uno o contro un altro, e registra con un
stile semplice e diretto tutto ciò che sapeva e che
considerava importante delle loro vite. Ne è una prova il
fatto che nel suo lavoro non si trova nessun materiale irrilevante
relativo alle vite degli uomini, di cui aveva curato la biografia.
Il Tabaqāt di
Ibn Sa’d è uno dei primi lavori estesi sull’Asmā’
al-Rijāl e contiene note biografiche dei più importanti
narratori di Hadīth. È una ricca miniera da molti
punti di vista, ma specialmente per le informazioni sull’antica
storia dell’Islam, e può essere descritta non solo come il
più importante lavoro sull’argomento, ma anche come la più
importante opera letteraria araba in generale, che fu utilizzata
dall’inizio del quarto secolo come fonte da un ampio numero di
autori che si occupavano della storia araba.
Dizionari
bibliografici di particolari classi di narratori
Quasi simultaneamente con
i dizionari biografici dei narratori in generale, iniziò la
compilazione di una particolare classe di essi. I più
importanti sono:
- Quelli che contengono le biografie dei Compagni.
- Quelli che contengono le biografie dei narratori che sono vissuti o hanno visitato una particolare città o provincia.
- Quelli che contengono le biografie dei narratori appartenenti alle diverse scuole di legge.
Anche se i dizionari
biografici dei Compagni costituiscono una parte vitale degli Asmā’
al-Rijāl, non sembra che sia stato scritto nessun libro
indipendente sul soggetto prima del terzo secolo dopo l’Egira,
quando al-Bukhari ha compilato il primo dizionario indipendente
biografico dei Compagni che si basava prevalentemente su:
- La letteratura Sīrat.
- Le numerose monografie relative agli importanti eventi accaduti durante il primo periodo della storia dell’Islam.
- Un ampio numero di tradizioni contenenti il materiale biografico relativo ai Compagni.
- I primi lavori generali sull’ Asmā’ al-Rijāl.
Al-Bukhari venne
seguito da diversi autori durante differenti periodi nella storia
dell’Islam, ma il risultato delle ricerche di tutti questi studiosi
fu raccolto nel settimo secolo dopo l’Egira dallo storico ‘Izz
al-Dīn ibn al-Athīr nel suo libro intitolato Usd al-Ghāban,
che si basava prevalentemente sui lavori di Ibn Manda, Abū Nu' aym,
Abū Mūsa e Ibn ‘Abd al-Barr.
L ‘Usd al-Ghāban
venne seguito nel nono secolo dell’Egira da un lavoro più
comprensivo sul soggetto, ossia il Isābah fī Tamyīz al-Sahāban.
Il suo autore, Shihāb al-Dīn Abū al-Fadl ibn Alī ibn Hajar
al-‘Asqalānī, fu la più grande figura letteraria del suo
tempo. Ha lasciato circa 150 tra le compilazioni complete e quelle
incomplete, che dimostrano la versatilità del suo genio. Il
Fath al-Bārī, un commentario sul Sahīh al-Bukhari,
viene infatti descritto come un’opera con cui venne pagato il
grande debito che il mondo letterario dell’Islam doveva al lavoro
di al-Bukhari da circa sei secoli, perché nell’Isābah,
Ibn Hajar ha messo insieme i risultati delle fatiche di tutti i
predecessori nell’ambito delle biografie dei Compagni, criticandoli
in alcuni casi e aggiungendo il risultato delle sue stesse ricerche.
Criticismo e tecnica
degli Hadīth
A fianco a fianco con
la letteratura Hadīth, si è anche sviluppato il metodo
della loro critica perché è naturale che una persona,
che riceve il racconto di un evento, indaghi sul carattere,
sull’affidabilità del narratore e sulla probabilità
che l’evento narrato sia effettivamente accaduto.
Nello stesso Corano,
infatti, troviamo una chiara indicazione della necessità di
questo procedimento: “O credenti! Se una persona disonesta viene da
voi con una notizia, controllate attentamente la sua veridicità”1.
Il principio di
plausibilità di un’affermazione è stato indicato nel
Corano in diversi altri luoghi. Ad esempio, l’accusa contro
‘Ā’ishah è stata descritta come una falsità perché
il suo carattere era al di sopra di ogni sospetto e il Profeta
Muhammad, su cui sia pace, ha anche criticato molti dei narratori e
ha messo in ridicolo le credenze superstiziose dei pagani della
Mecca, giudicandole folli ed irragionevoli.
Dopo la morte del
Profeta, quando i suoi Hadīth cominciarono ad essere raccolti
e vennero narrati da molti Compagni, molti di loro criticarono alcuni
dei narratori e rifiutarono alcuni dei racconti. La pratica di
criticare gli Hadīth del Profeta e i loro narratori venne
seguita dagli studiosi della generazione più tarda come
Shu’bah ibn al-Hajjāj, Yahyā ibn Sa’īd al-Qattān, ‘Alī ibn
al-Madīnī.
Il loro lavoro sviluppò
in arabo due importanti settori della letteratura:
- ‘Ilm Riwāyat al-Hadīth che è anche chiamata Mustalah al-Hadīth.
- ‘Ilm al-Jarh wa’l-Ta’dīl (la scienza della critica dei narratori).
‘Ilm Riwāyat
al-Hadīth
I primi trattati
pervenutici, che contengono dei temi connessi con la Riwāyat
o la trasmissione degli Hadīth, è il al-Risālah
di al-Shāfi’ī (767-820 A.H.) che si occupa prevalentemente della
giurisprudenza della scuola di legge Shāfi’ī.
Tutte le autorità
sul soggetto sono d’accordo nel sostenere che il narratore di una
Tradizione, al fine di poter essere accettato, deve possedere una
fede ferma, un’età matura, provata integrità e buona
memoria. Deve essere ben versato nel metodo del memorizzare,
preservare e trasmettere le Tradizioni e deve essere pratico con i
nomi e i caratteri dei primi narratori delle Tradizioni, come con le
loro diverse classi, i loro difetti e le loro caratteristiche
speciali.
Gli scrittori su
questo soggetto hanno diviso i narratori di Tradizioni in tre classi,
secondo il loro grado di affidabilità basato sulla perfezione
o imperfezione dell’Isnād, la libertà dei testi da
difetti interni, l’accettazione o meno da parte dei Compagni, i
discepoli dei Compagni e la prima generazione di musulmani.
Queste tre classi sono:
- I Sahīh o Genuino.
- Lo Hasan o chiaro
- Da’īf o debole.
Le tradizioni deboli
sono state divise secondo il grado di difetti nei loro narratori o
nei testi stessi. Le sotto categorie sono le seguenti:
1-Mu’allq:
(sospesi).
2-Maqtū’:(interrotti).
3-
Munqati:(rotti).
4-Mursal:
(incompleti).
5-Musahhaf:
(tradizione che ha un errore nell’ Isnād o nel testo).
6-Shādh
( una tradizione con un Isnād affidabile ma contraria ad
altre tradizioni attestate).
7-Mawdū’(falsificata).
Gli studiosi delle
Tradizioni e i giuristi hanno distinto le Tradizioni secondo il
numero di quelli,
che componevano la catena
di narratori, in:
1- I Mutawatīr:
Tradizioni che sono state trasmesse nella prima generazione dei
credenti da un così ampio numero di narratori che non si può
dubitare della loro veridicità.
2- I Mashhūr:
sono Tradizioni che sono state originariamente trasmesse nella prima
generazione da due, tre o quattro narratori, e poi sono state citate
sulla loro autorità da molti narratori della generazione
successiva. Queste Tradizioni sono chiamate anche Mustafīd. A
questa classe appartengono un ampio numero di Tradizioni che sono
incluse in tutte le collezioni di Hadīth e costituiscono la
fondazione principale della Legge Islamica.
3- Gli Āhād:
sono Tradizioni trasmesse durante la prima generazione dei musulmani
da 1 a 4 narratori. Queste Tradizioni sono state distinte anche in
due classi:
- Quelle che sono state
narrate da tutti i loro narratori con le stesse parole.
-
Quelle Tradizioni il cui contenuto è stato riportato dai
narratori con parole proprie.
Il
principio della critica negli Hadīth
Gli studiosi delle Tradizioni e i giuristi hanno sviluppato alcuni
principi cardine per una seria critica degli Hadīth. Questi
principi sono descritti nei lavori sull’ Usūl al-Hadīth e
Giurisprudenza e alcuni di loro possono anche essere dedotti dai
lavori sul Mawdū’āt e l’ Asmā’ al-Rijāl.
I
principi della critica degli Hadīth possono essere
classificati in due categorie: 1- I principi relativi all’Isnād,
2- I principi relativi al testo.
I
principi della critica dell’ Isnād possono essere
schematicamente riassunti come segue:
1-
Ogni Hadīth deve essere riconducibile al suo narratore
originario attraverso una catena continua di narratori la cui
identità, il cui carattere e la cui affidabilità sono
stati accertati.
2-
Ogni Hadīth che riporta un evento, che si è verificato
alla presenza di un ampio numero di persone, deve essere riportato da
molti narratori.
La
genuinità dell’ Isnād però non è la
prova della genuinità del testo delle Tradizioni. Secondo gli
studiosi, anche se l’ Isnād è impeccabile, il testo
potrebbe essere un falso.
I
principi della critica testuale degli Hadīth possono essere
schematicamente riassunti come segue:
- Una Tradizione non deve essere contraria ad altre Tradizioni, che sono già state accettate dalle autorità in materia come autentiche ed affidabili. Non deve essere contrario a quanto scritto nel Corano e nemmeno ai principi base dell’Islam.
- Una Tradizione non dovrebbe porsi contro i dettami della ragione, della legge naturale e dell’esperienza comune.
- Le Tradizioni che contengono ricompense estremamente grandi per piccoli atti e quelle che, invece, contengono punizioni esagerate per peccate veniali debbono essere rifiutate.
- Le Tradizioni che contengono le eccellenti virtù dei vari capitoli del Corano non sono generalmente accettati come affidabili.
- Le Tradizioni che contengono le lodi di persone, tribù o luoghi particolari debbono essere rifiutate.
- Le Tradizioni che contengono osservazioni del Profeta non adeguate alle sua missione o espressioni, che non gli si addicono, debbono essere respinte.
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